Adolescente preoccupato guarda lo smartphone, sfondo grigio
Barollo Simone

Barollo Simone

Sviluppatore Software e Sistemi. Volontario e direttivo dell’Associazione Movimento 100% APS

Social media e ragazzi: il lato oscuro che nessuno racconta

Indice dei dell'articolo

Non è solo una fase. Non è più un “giocano con lo smartphone”. E non è vero che “noi alla loro età facevamo lo stesso”. I ragazzi del 2025 vivono una realtà parallela, fatta di notifiche, contenuti a scorrimento, filtri e like. Ma dietro quella routine apparentemente innocua, si nasconde molto di più.

Quello che leggerai non è un altro articolo generico sui pericoli del web. È un’analisi cruda, basata su dati recentissimi e studi autorevoli, che racconta come i social media stiano ridefinendo non solo il tempo libero dei giovani, ma anche la loro identità, il sonno, il rendimento a scuola e il modo in cui si relazionano con il mondo.

Se sei un genitore, un insegnante o semplicemente qualcuno che non vuole chiudere gli occhi davanti a un cambiamento epocale, allora continua a leggere.

Adolescenti e social nel 2025: dati che preoccupano

La diffusione dei social media tra i giovani italiani non è più un trend. È la normalità.

I numeri parlano chiaro:

  • Oltre l’85% dei ragazzi tra 11 e 19 anni ha almeno un profilo social.
  • Il 97% dei 17enni è attivo ogni giorno su piattaforme come Instagram, TikTok, YouTube o WhatsApp.
  • L’utilizzo medio supera le 5 ore al giorno, spesso senza alcun controllo adulto.

E la cosa più inquietante? L’età d’ingresso. In molti casi, parliamo di bambini di 10-11 anni, attivi su piattaforme vietate ai minori di 13 o 14. Una violazione sistematica delle regole. E delle responsabilità.

L’apparente lato positivo

Sì, ci sono aspetti utili. Sarebbe scorretto negarlo. I social hanno cambiato il modo in cui i ragazzi:

  • Restano in contatto con amici lontani.
  • Trovano informazioni (a volte più velocemente degli adulti).
  • Esprimono la loro creatività (video, meme, musica, disegni digitali).

In alcune situazioni, i social offrono una “rete di salvataggio”. Per adolescenti isolati, con disturbi cronici o appartenenti a comunità marginalizzate, possono rappresentare un rifugio. Un posto dove non sentirsi soli.

Ma questi benefici valgono per tutti? O solo per una piccola parte?

Il rovescio della medaglia: quando il social consuma

Il problema inizia quando i social smettono di essere un mezzo e diventano un fine. Quando sostituiscono le relazioni vere, l’apprendimento, la noia creativa.

Salute mentale: ansia e depressione dietro lo schermo

L’OMS, il CDC americano e l’ISS lanciano l’allarme. Le percentuali di adolescenti con uso problematico dei social sono in crescita costante. I dati italiani del 2024 parlano chiaro:

  • 16,9% delle ragazze tra 11 e 19 anni presenta segnali di dipendenza.
  • Le ragazze sono più colpite di quanto si pensasse: tra i 13 e i 15 anni si registrano i picchi di disagio.
  • I sintomi? Ansia, insonnia, pensieri negativi, sensazione di inadeguatezza e isolamento.

E no, non è solo colpa del “tempo sullo schermo”. È come lo usano. Chi si confronta costantemente con corpi perfetti, vite perfette, successi perfetti… finisce per sentirsi sbagliato. Sempre.

Scuola e concentrazione: calo verticale

Una recente ricerca italiana (Eyes Up – 2025) ha messo nero su bianco qualcosa che molti sospettavano:

I ragazzi che iniziano a usare TikTok o Instagram prima dei 10 anni registrano, in media, voti più bassi in italiano e matematica.

Più social = meno attenzione. Soprattutto tra chi ha un background familiare fragile. Lo smartphone, sempre a portata di mano, è la più grande fonte di distrazione mai entrata in aula.

E infatti, molte scuole hanno deciso: basta. Già oggi, in Italia, l’uso del cellulare è vietato in tutte le scuole elementari e medie. E non è censura. È sopravvivenza educativa.

Falsi miti e frasi pericolose

“Ma anche noi guardavamo la TV per ore!”
“È solo un modo per rilassarsi!”
“Se non ce l’ha, resta escluso!”

Queste frasi sono trappole. Equivoci culturali che giustificano l’inazione. Ma i social non sono la TV. Non sono un giornalino o una chat tra amici. Sono algoritmi pensati per creare dipendenza. Per catturare l’attenzione, trattenerti, farti scrollare. Anche quando non vuoi.

Il ruolo dei genitori: stare zitti non è un’opzione

Non è semplice. Nessuno ha ricevuto un manuale. Ma non fare nulla è peggio. I figli non hanno bisogno di controllo. Hanno bisogno di adulti presenti, coerenti e consapevoli.

Cosa puoi fare, oggi:

  1. Posticipa il primo smartphone. No, a 10 anni non è normale averlo. Ogni anno in più è un vantaggio per la salute mentale.
  2. Regole in casa. Vietato lo smartphone a tavola. Dopo le 21? Spento. E la notte, fuori dalla camera.
  3. Parlane. Chiedi, ascolta, non giudicare. Interessati sinceramente a cosa guardano, seguono, pubblicano.
  4. Dai il buon esempio. Se tu scrolli Instagram a cena, non aspettarti che loro leggano un libro.
  5. Sii alleato della scuola. Se un istituto impone il divieto dei cellulari, sostienilo. È una scelta per proteggere, non per punire.

Cosa succede nelle scuole: una battaglia ancora aperta

Lo smartphone è oggi la prima causa di distrazione. I docenti lo sanno. Eppure, in molte scuole il cellulare continua a essere tollerato, nascosto tra le ginocchia o nei banchi.

Ecco perché sempre più dirigenti e insegnanti chiedono un cambio netto. Non per tornare indietro, ma per rimettere i ragazzi al centro dell’aula. I dati OCSE e UNESCO parlano chiaro: vietare l’uso del telefono in classe migliora la qualità dell’apprendimento, soprattutto nelle fasce a rischio.

Il nodo delle ragazze: pressione sociale e autostima

Instagram, TikTok e Snapchat sono ambienti tossici per molte ragazze in età preadolescenziale. I filtri “bellezza”, i confronti fisici, la ricerca di approvazione generano una spirale pericolosa.

Non a caso, secondo l’ISS, le giovani femmine tra 13 e 15 anni sono il gruppo più a rischio di sviluppare disturbi alimentari, ansia sociale e dismorfofobia.

L’educazione digitale, qui, non è una scelta. È un dovere.

Ma quindi… dobbiamo vietare tutto?

No. Serve equilibrio.

I social non spariranno. Ma possiamo:

  • differenziare chi è pronto e chi no,
  • educare all’uso consapevole,
  • rimettere al centro la relazione tra adulto e ragazzo.

Il cambiamento non parte dalle regole. Parte dall’esempio.

O li educhiamo noi, o li educa TikTok

Chi guida tuo figlio nel suo percorso digitale? Tu o un influencer?

Ogni giorno che passa, un algoritmo decide cosa tuo figlio vede, cosa pensa, cosa desidera. E se tu non sei lì a raccontargli un’altra versione del mondo, quella sarà l’unica verità che conoscerà.

Ma puoi ancora cambiare le cose. Puoi esserci. Puoi parlare. Puoi decidere che la tua voce vale più di un like.

Condividi Articolo:
Barollo Simone
Barollo Simone Sviluppatore Software e Sistemi. Volontario e direttivo dell’Associazione Movimento 100% APS

Contattaci per maggiori informazioni.

La tua soluzione digitale su misura, Assistenza Remota e On-Site, Manutenzione di Server e Reti, Installazione e configurazione di antivirus, firewall e sistemi di protezione avanzati, Assemblaggio di Computer e Workstation personalizzati e Configurazione apparati di Rete

Cell: +39 379 196 7306

P.IVA IT05264020289